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L'essenziale è invisibile agli occhi?


Prima di abbozzare un'ipotesi di risposta, devo premettere che l'idea di fare questo blog - o sito, o rubrica, o qualsiasi cosa diventerà in base al lavoro che ci faremo sopra - è nata dalla serietà che i miei amici stretti hanno avuto di fronte alle domande che mi ero posta. 

Estendere le questioni a un ampio pubblico non mi sta affatto deludendo e sto ricevendo molte risposte, con la stessa serietà che i miei amici hanno messo, alla domanda che sarà il pilastro di questo progetto: "Cos'è l'essenziale?".

Ho quindi iniziato a cercare di rispondere anche io, partendo dalle vostre concezioni.

La risposta più gettonata è stata anche la più - passatemi il termine - scontata: "L'essenziale è invisibile agli occhi". Di fronte a questo mi sono trovata subito a interrogarmi se potesse essere qualcosa che valeva per me. Quando c'è qualcosa di essenziale io me ne rendo conto, lo riconosco. Ho provato a formalizzare la cosa in più battute ma sono difficilmente arrivata ad una conclusione: ho pensato che per me l'essenziale sia sentirmi amata, poi però mi sono subita resa conto che - pur avendo la certezza di esserlo - questo non mi basta mai e ne ho un disperato e costante bisogno; poi ho pensato che potesse essere fare qualcosa che mi realizzasse, ma di fronte alla fatica che un impegno mi richiede, sento quasi l'esigenza di allontanare da me la mole di lavoro che incombe sul mio capo in attesa del mio collasso; la salute? no, non sicuramente dopo quello che ho scritto l'altro giorno. 

L'unico elemento, che in questa foresta intricata di pensieri restava chiaro e assoluto dal resto, era la mia certezza che nel momento in cui c'era, l'essenziale per me era riconoscibile, visibile, anche se non lo sapevo verbalmente inserire in una categoria. 


Per chi mi ha scritto, l'essenziale a volte erano gli amici, la compagnia, la famiglia, la musica, le fotografie, i ricordi, le vacanze... Un disparato elenco di cose è essenziale e nemmeno universalmente condiviso. Che paradosso: come può la "lista degli essenziali" essere così lunga? 

Tra moltitudini di idee e concezioni ho riconosciuto un filo rosso, che accomunava tutti, il che mi ha fatto giungere alla mia più certa conclusione: l'essenziale è la bellezza e, di conseguenza, tutto ciò che ci avvicina ad essa.

Bellezza in tutte le sue forme e in tutti i suoi risvolti: tutto quello che mi è stato inviato da quando ho proposto il sito era accomunato dalla ricerca del bello.

Restano due questioni che questa conclusione non ha risolto:

Come può la bellezza essere invisibile agli occhi? 

Perché trovare il bello non mi basta ad essere felice?

Alla prima questione ci ha pensato un mio grande amico che ieri sera mi ha detto la sua: "Essenziale è ciò che ti fa crescere. Qualcosa che non fai tu, non decidi tu e non ti dai tu, ma che a cercarlo trovi sempre. Dipende da ciascuno, a volte può essere un determinato amico, a volte una serata canti, a volte un momento in solitudine a tirar le somme dell'ultimo periodo, a volte è anche una bella giornata di studio. La cosa fondamentale è che è ciò che ti fa arrivare a sera felice. Io direi questo, tutto il resto non è veramente essenziale. E aggiungerei che è proprio per il fatto che è qualcosa che ricevi e non qualcosa che fai che Saint-Exupery - finalmente so chi è l'autore della pioggia di risposte che mi sono arrivate, ora so chi odiare - diceva che è invisibile agli occhi".


Il secondo punto credo sia stato solo un mio errore di prospettiva: essenziale non è sinonimo di saziante. Essenziale è ciò che ci serve a vivere, ma non ci basterà mai. E forse forse - ma non ne sono ancora certa, ci devo fare i conti - questo è un bene.

Vi farò sapere...


Nel mentre aspetto di scoprire cosa ne pensate voi!



 

La foto di copertina l'ha scattata Matilde Mariani, una di quelli che mi ha spinto a iniziare questa cosa. Mi ha inviato una serie di foto raccontandomi della sua estate, di come, nonostante il Covid-19, si sia riempita il tempo di belle esperienze tra amici e lavoro. Ho scelto questa immagine perché mi sembra esemplificare il senso del post: di fronte ai momenti di difficoltà si ricerca sempre l'essenziale. Questa foto è la vista che c'era dalla terrazza del locale dove lavorava. L'esperienza lavorativa la considera tra i ricordi più belli dell'estate della maturità. Trovo sia un bellissimo esempio di come da un momento di fatica si può ripartire dall'essenziale.

Può valere anche per noi "reclusi" in zona rossa?

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