Storia del girasole
- cosessenziale
- 16 feb 2021
- Tempo di lettura: 5 min
di Daniela Beretta

Qualche mese fa mia mamma è venuta da me con un sacchetto pieno di biglietti d’auguri, dediche, disegni… da parte di amici e parenti, dal battesimo fino ad oggi. Devo confessare che mi sono messa a piangere con il sorriso leggendone alcuni, altri invece non so nemmeno chi sia la persona che me li abbia scritti (ops).
Tra questi però, ho trovato un biglietto con scritto Storia del girasole con allegato un disegno, ma non c’è una firma o una dedica, quindi non so nemmeno chi me l’abbia dato. Volevo raccontarvi questa Storia del girasole poiché è un fiore a cui io sono molto legata per miliardi di motivi (può sembrare una cosa stupida ed è comprensibile).
“In un giardino ricco di fiori di ogni specie, cresceva, proprio nel centro, una pianta senza nome. Era robusta, ma sgraziata, con dei fiori stopposi e senza profumo. Per le altre piante nobili del giardino era né più né meno un’erbaccia e non le rivolgevano la parola. Ma la pianta senza nome aveva un cuore pieno di bontà e di ideali. Quando i primi raggi del sole, al mattino, arrivavano a fare il solletico alla terra e a giocherellare con le gocce di rugiada, per farle sembrare iridescenti diamanti sulle camelie, rubini e zaffiri sulle rose, le altre piante si stiracchiavano pigre. La pianta senza nome, invece, non si perdeva un solo raggio di sole. Se li beveva tutti uno dopo l’altro. Trasformava tutta la luce del sole in forza vitale, in zuccheri e linfa. Tanto che, dopo un po’, il suo fusto che prima era rachitico e debole, era diventato uno stupendo fusto robusto, dritto, alto più di due metri. Le piante del giardino cominciarono a considerarlo, e anche con un po’ di invidia. “Quello spilungone è un po’ matto”, bisbigliavano dalie e margherite.
La pianta senza nome non ci badava. Aveva un progetto. Se il sole si muoveva nel cielo, lei l’avrebbe seguito per non abbandonarlo un istante. Non poteva certo sradicarsi dalla terra, ma poteva costringere il suo fusto a girare all’unisono con il sole. Così non si sarebbero lasciati mai. Le prime ad accorgersene furono le margherite che, come tutti sanno, sono pettegole e comari. “Si è innamorato del sole”, cominciarono a propagare ai quattro venti. “Lo spilungone è innamorato del sole”, dicevano ridacchiando i tulipani.
“Oooh, com’è romantico!!”, sussurravano pudicamente le viole mammole.
La meraviglia toccò il culmine quando in cima al fusto della pianta senza nome sbocciò un magnifico fiore che assomigliava in modo straordinario proprio al sole. Era grande, tondo, con una raggiera di petali gialli, di un bel giallo dorato, caldo, bonario. E quel faccione, secondo la sua abitudine, continuava a seguire il sole, nella sua camminata per il cielo. Così i garofani gli misero il nome “girasole”. Glielo misero per prenderlo in giro, ma piacque a tutti, compreso il diretto interessato. Da quel momento, quando qualcuno gli chiedeva il nome, rispondeva orgoglioso: “mi chiamo girasole”. Rose, ortensie e dalie non cessavano di bisbigliare su quella che, nascondeva troppo orgoglio o, peggio, qualche sentimento molto disordinario. Furono le bocche di leone, i fiori più coraggiosi del giardino, a rivolgere direttamente la parola al girasole. “Perché guardi sempre in aria? Perché non ci degni di uno sguardo? Eppure siamo piante come te”, gridarono le bocche di leone per farsi sentire. “Amici”, rispose il girasole, “sono felice di vivere con voi, ma io amo il sole. Esso è la mia vita e non posso staccare gli occhi da lui. Lo seguo nel suo cammino. Lo amo tanto che sento già di assomigliargli un po’. Che ci volete fare? Il sole è la mia vita e io vivo per lui!”. Come tutti i buoni, il girasole parlava forte e l’udirono tutti i fiori del giardino. E in fondo al loro piccolo, profumato cuore, sentirono una grande ammirazione per 'l’innamorato del sole'.”
Ho sempre avuto paura di mostrarmi per quella che sono, per quello che penso, alle volte tendo a dire di essere d’accordo con gli altri per paura del giudizio che potrebbero avere su di me in caso contrario, per paura che giungano a conclusioni sbagliate e affrettate o pregiudizi, senza sapere la motivazione che si cela dietro ad ogni azione o pensiero. Nonostante questo, sostengo che una persona si possa fidare di te se ti è davvero amica, si interessa a te perché ti vuole bene, perché riesci a essere te stesso nonostante ciò che pensino i tulipani o le margherite di turno, pettegole e comari.
Provo da sempre una grande ammirazione per la bellezza, in tutte le sue forme, che sia un fiore, una poesia, un quadro, una canzone, una scultura, una persona, o anche nella semplicità dei piccoli gesti come il portare un regalo a un tuo amico, senza un preciso motivo, solo perché ti piace vederlo felice, ti si riempie il cuore di gioia vedendo il sorriso di una persona a cui vuoi un bene dell’anima (a proposito vi consiglio di ascoltarvi la canzone un bene dell’anima di Jovanotti perché è meravigliosa).
Qualche settimana fa ho chiesto a dei miei amici cosa li rendesse davvero felici e le loro risposte sono state: “stare con la persona che amo di più”, “tranquillità”, “il mio gatto”, “stare insieme ai miei amici”, “sentirmi voluta bene”. Sono rimasta sorpresa dal fatto che sono cose semplici, ma che ti cambiano la giornata in maniera radicale, l’incontro casuale con una persona può stamparti un sorriso indelebile per tutta la giornata.
Quando sono andata a Dublino, un giorno ho preso un autobus per le Cliffs of Moher (meta consigliatissima) e nel tragitto abbiamo fatto una sosta a un autogrill dove, dopo aver preso delle cose ed essere andata alla cassa, il cassiere mi ha detto “hey sweetie, how are you?” e dopo aver pagato mi ha detto “goodbye honey, have a good day”. Non mi dimenticherò mai questa persona, nonostante non la rivedrò mai più nella mia vita molto probabilmente, ma la semplicità e la gentilezza che c’era in quelle parole mi ha riempito il cuore di gioia e di tenerezza.
L’invito che vi do è di guardare con occhi nuovi le cose, non date nulla per scontato, non abbiate paura di essere voi stessi, seguite ciò che vi rende felici, come il girasole guarda innamorato il sole, e siate grati delle piccole cose. Nessuno in quel giardino aveva mai visto un girasole, ma alla fine sono tutti rimasti a bocca aperta dalla sua bellezza e dalla sua semplicità.
Vi lascio con questa frase, per me bellissima, di una delle mie canzoni preferite ♡
“Don’t try to change the world, find something that you love and do it everyday. Do that for the rest of your life and eventually the world will change” (Growing up di Maklemore ft. Ed Sheeran).
Immagine: Daniela Beretta, Girasoli di Modena
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