L'altalena
- cosessenziale
- 20 gen 2021
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 25 feb 2021
di Sofia Maltempi

È da quando ne ho memoria, ma forse anche da più tempo, che sto seduta su un'altalena. Inizialmente i miei genitori mi spingevano, non ero abbastanza forte per farlo da sola, e così mi divertivo molto, mi sembrava una sensazione bellissima inoltre qualsiasi cosa era nuova ai miei occhi e rimanevo sempre stupita dalla visione dai colori dell'alba, dalle forme strane delle nuovole, dal lavoro frenetico delle api...
Successivamente, però, mi insegnarono che per dondolarmi da sola avrei dovuto spingermi con le gambe e così, a poco a poco, mi aiutarono sempre meno lasciandomi una maggiore indipendenza e io continuai a spingermi senza farmi troppe domande, semplicemente per il fatto che sapevo si dovesse fare in quel modo. In quei momenti l'ebrezza della libertà faceva apparire tutto sotto una luce diversa, tutto attorno a me sembrava essere cambiato e pensavo di essere come una regina, di poter fare qualsiasi cosa.
Un giorno però iniziai a non trovare più così divertente quel gioco e a pensare che non valeva la pena affaticarsi così tanto per oscillare da una parte all'altra, apparentemente senza un senso. Anche le ali delle farfalle sembravano meno belle e le stelle non parevano più infinite e affascinanti. Decisi allora di fare la scelta che pareva la più semplice: non sforzarmi più per qualcosa che sembrava non aver alcun significato. Così smisi di muovere le gambe e attesi di fermarmi, trovandomi per la prima volta in una posizione stabile, immobile, ma anche nel punto più basso e vuoto. Col passare del tempo mi accorsi che non era poi così bello, ma tutto sommato mi ci ero abituata, non avevo le forza per ripartire, non ci riuscivo più e, in fondo, in qualche strano modo non mi dispiaceva stare lì, inerte, senza fare nulla se non aspettare che accadesse qualcosa. In quella posizione vidi il sole e la luna alternarsi per un tempo che mi sembrò interminabile, ma in fin dei conti non ero più in grado di muovermi, pensare a come uscire da quella situazione o portare a termine qualsiasi altra cosa, ormai era quello il mio destino.
Finalmente un giorno di inizio aprile fui svegliata da una brezza leggera che mi accarezzò le guance e si rinforzò progressivamente fino a riuscire a far muovere di nuovo la mia altalena... forse potevo ancora farcela, forse mi ricordavo ancora come ci si spingeva, forse era arrivata la mia occasione per riscattarsi e godermi nuovamente tutte le piccole cose che rendevano ogni momento prezioso. Pur temendo di restare delusa provai, era il momento di mettersi in gioco e non avevo nulla da perdere in fondo... ci riuscii. Desideravo andare sempre più in alto, pensavo che non mi sarei mai più fermata perché, nonostante mi costasse fatica, dondolare in quel modo portava una felicità che non mi sapevo spiegare e ogni piccola cosa aveva ripreso ad avere un gusto, a stupirmi di nuovo.
Un giorno guardandomi attorno scorsi un'altra persona che proprio come me, stava seduta su un'altalena e si spingeva da una parte all'altra, e, proprio come me, a volte smetteva di farlo e si bloccava nel mezzo, nel punto più basso, ma poi, proprio come me, in modo apparentemente inspiegabile ritornava a dondolare. Qualche tempo dopo decisi di parlarle e scoprii che avevamo tante cose in comune, più di quante potessi immaginare, ma soprattutto entrambe nutrivano lo stesso desiderio: toccare le stelle. Così decidemmo di aiutarci per raggiungere insieme il nostro obiettivo. Perciò ogni volta che una stava per mollare l'altra la incoraggiava e le ricordava quanto fosse divertente oscillare insieme e come fosse bello il nostro sogno.
Ora, a distanza di anni, posso dire di essermi fermata diverse volte facendo prevalere la debolezza, l'insoddisfazione, la sensazione di vuoto di senso. Posso dire di aver sprecato troppo tempo forse. Ma posso anche dire, con un pizzico di fierezza nella voce, di aver ricominciato a dondolare sempre una volta in più perché sono profondamente convinta che ne valga la pena... anche se faccio fatica, anche se a volte vorrei mollare, anche se non sempre.
Immagine: Sofia Maltempi
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