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IL CARDELLINO di Donna Tartt

di Alice Brusati



Giunti alla fine di questo lungo anno difficile, ho deciso che questo articolo sarebbe stato dedicato al libro che ho preferito del 2020. Lo ammetto, la scelta non è stata proprio semplicissima, soprattutto perché tra le mie letture ci sono alcuni classici che ho amato alla follia. Ho escluso, però, la letteratura russa dalla lista dei candidati, sia perché sono testi più o meno conosciuti da tutti, sia perché non mi sento in grado di dare loro una degna recensione. E quindi, eccomi qui, a parlarvi del libro di Donna Tartt, “Il cardellino”.


La vicenda parte da un tragico incidente, un attentato al Metropolitan Museum, che coinvolge anche il protagonista del racconto, Theo Decker, un ragazzino di tredici anni, che in queste circostanze perde la madre. Rimasto da solo a New York, va a vivere a casa di un compagno di classe, ma la sua città e i ricordi non lo aiutano a superare il lutto. Improvvisamente, ricompare il padre alcolizzato di Theo che lo aveva abbandonato da bambino e che, per rimediare, decide di portarlo a Las Vegas. La vita del protagonista prende così mille imprevedibili svolte, con una sola vera costante, il piccolo quadro di Carel Fabritius, “Il cardellino”.

Prima di scrivere questa recensione ne ho lette altre su Internet, alla ricerca di pareri negativi, così da potervi dare un quadro più completo: in effetti, l’opinione si è molto divisa. La critica più comune riguarda la lunghezza: il racconto, infatti, è lungo quasi novecento pagine e molti sostengono che il libro sarebbe potuto essere anche la metà. Al contrario, ritengo che lo stile sia uno dei punti forti di questo libro, grazie alla capacità dell’autrice di farci immergere nelle suggestive ambientazioni, attraverso delle lunghe descrizioni, ma mantenendo comunque la scrittura limpida e scorrevole.


La seconda critica più espressa riguarda i personaggi, che, secondo alcuni, risultano essere, talvolta, quasi insopportabili. Molto spesso li vediamo prendere scelte assolutamente sbagliate e, in effetti, tutto il libro è ricco di contrasti tra bene e male, droga e bugie. In particolare, il protagonista, segnato dagli eventi tristi della sua vita, non risulta affatto essere un personaggio positivo. Ma in realtà ciò che mi ha fatto innamorare del racconto, è proprio Theo Decker: vi sembrerà di prendere per mano un disperato ragazzino e accompagnarlo nella sua crescita, fino a farvi affezionare a lui, nonostante tutti i suoi errori.


Questo accade anche perché l’autrice sceglie una narrazione in prima persona, raccontata dal protagonista stesso, ormai più grande, permettendoci così di conoscere davvero il suo

cuore.

I temi del libro sono molti, ma quelli che più mi hanno toccata sono tre in particolare. Il primo riguarda la perdita: il tragico evento, che accade all’inizio del libro, segna e stravolge la vita del ragazzo e la memoria della madre lo tormenterà lungo tutta la storia. La tenerezza del personaggio e il dolore che permane lungo tutto il romanzo, rendono il tema affrontato assolutamente realistico e toccante.

Nell’evoluzione del personaggio ha un ruolo chiave anche il tema dell’amore: non parlo solo di quello romantico, ma anche di amicizie importanti che sono presenti e che riscaldano una triste storia.

L’ultimo argomento, invece, riguarda l’arte, o più in generale il valore del materiale. Attraverso la passione del protagonista per il celebre quadro, Donna Tartt indaga su quale sia l'importanza di tutti quegli oggetti che hanno molti più anni di noi, che la Morte non può toccare, che hanno molte storie da raccontare e racchiudono dentro di sé l’amore delle persone.


Inizialmente, avevo scelto questo libro proprio per la mia passione in campo artistico e anche Theo, come me, non smette mai di essere affascinato da questo mondo. Perciò, se lo amate anche voi, avete una ragione in più per leggere questo romanzo.

La storia non può essere racchiusa in un solo genere e il libro viene considerato da molti come un thriller, o un giallo, per i toni che la vicenda prende, soprattutto verso la fine, e che incoraggiano il lettore a rimanere incollato alle pagine. Nonostante ciò, l’emozione che ha suscitato in me prevalentemente questo racconto, è quella dell’affetto, (forse anche perché nascondo un cuore da tenerona?)


Consiglierei questo libro a tutti coloro che amano le grandi storie, agli amanti dell’arte, a coloro che sono appassionati dai racconti thriller oppure semplicemente a chi vorrebbe leggere una storia carica di emozioni. Leggete questo libro e non scoraggiatevi alle prime pagine, non ve ne pentirete.

Terminata questa storia avrete un solo desiderio: ricominciare a leggerlo dall’inizio.



 

Immagine: Il Cardellino, Carel Fabritius

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