E quello cos'è?
- cosessenziale
- 7 dic 2020
- Tempo di lettura: 3 min
di Michele Rodolfi

Nell'ultimo periodo ho avuto l'occasione di riflettere su alcuni argomenti: mi è capitato di ascoltare conoscenti, o talvolta amici, definire il mondo come qualcosa di "noioso" o "scontato".
Non esplicitamente, ma hanno comunicato in altri modi la sensazione e la volontà di non voler scoprire nulla di cui non fossero già a conoscenza.
Non mi riferisco al viaggiare, ma alla visione complessiva di quello che è il pianeta in tutte le sue sfaccettature.
Molte persone si rifugiano all'interno di loro stesse, evitando contatti con l'esterno e divenendo un sistema chiuso e asettico. Il mondo è pieno di milioni di visioni differenti e di antiche leggende che lasciano spazio a congetture e rivelazioni misteriose di riempire le anime ad individui che, come me per esempio, vorrebbero essere in grado di vedere altri pezzi, rispetto a quello statico che si vive tutti i giorni. Non è il mondo a essere scontato, noioso o, che dir si voglia, "già tutto scoperto". È il pensiero di molti uomini e la comunicazione errata di ciò, che lo fa sembrare tale. È un'emozione meravigliosa lo stupirsi per qualcosa e, forse, basta questo. È molto stimolante, sapete? Realizzare di essere ignorante.
Mi pare già di sentire qualche pensiero: "Ma cosa vuol dire?" "Nessuno dovrebbe voler essere ignorante" "Questo è fuori".
(Con ciò che segue non mi riferisco a quelle che sono le nozioni e le conoscenze base che un individuo apprende o dovrebbe apprendere durante gli anni di studi obbligatori, ma alla pura e cruda curiosità).
Tuttavia non ho mai sostenuto di voler rimanere tale. Nell'era in cui viviamo, si pensa che la parola ignorante equivalga a chi urla a destra e a manca cose senza senso mentre non mette la mascherina, perché il virus non esiste e non mette il casco in moto, perché è venduto dai poteri forti. Mentre, a mio avviso, quello è essere, e qui mi limito, idioti assai.
Leviamo un attimo il senso dispregiativo della parola "ignorante" e buttiamolo nel sacco della spazzatura da portare fuori.
Il fatto di realizzare di essere ignoranti in un certo argomento e nonostante ciò non abbandonarlo, a mio parere, è una enorme prova di forza di volontà. Se l'ignoranza fosse un male, lo sarebbe anche lo stimolo che porta a non volere rimanere ancorati a una visione che si comprende essere quella sbagliata e perseverare nel migliorare. Una posizione di ignoranza consapevole dà modo di evitare di dare aria alla bocca e, francamente, di fare una migliore figura durante le conversazioni.
Mi ritrovo molto spesso a farmi determinati domande in una pletora di argomenti di cui non so, o non sapevo, praticamente nulla: come funziona un astrolabio? Com'è possibile che delle saldature in rame permettano di guardare un video? Perché esistevano i riti magici nel paganesimo? Perché il mio Blaziken al livello 100 veniva massacrato da un Metagross al livello 64?
Da bambino, quando non capivo qualcosa mi capitava di arrabbiarmi (forse per la frustrazione di non capire cosa non andava), mentre ora appena scopro qualcosa di cui non sono a conoscenza o di una sfaccettatura che mi manca cerco subito di capire e di fare ricerche a riguardo. Ho la fortuna di vivere con un'enorme biblioteca a mia disposizione ed è ancora più intrigante quando cerco qualcosa e scopro qualcos'altro che non so. Questo tipo di ignoranza rende umili e, a mio vedere, molto più simpatici. Non è questione di essere 'migliori' o più 'intelligenti', è che sarei davvero stupido a non voler rendermi conto di quello che ho intorno, e se mi intriga, qual è il problema? Ignoranti si nasce e/o si diventa, non ci sono dubbi ma arrogantemente e forse per dare un tono meno dispregiativo al termine, dico che non c'è ignoranza che non permetta di essere soddisfatta.
L'immagine è di un astrolabio sferico, che veniva usato per dimostrare il moto e anche la posizione degli astri nella sfera celeste che è l'oggetto in sè e la Terra.
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